(Albert Camus)
Le lacrime vengono fuori ma non è sempre amore quello che c’è dietro le lacrime.
Quello che fa questo ragazzo non è dettato dall’amore per la mamma ma solo da un suo bisogno interiore che nasce:
- Come forma di ringraziamento per tutto ciò che la mamma ha fatto per lui.- Come modo per esorcizzare una malattia che però non fa star male la mamma (comunque lui non può sapere ciò che vive la mamma) ma solo lui.
Infatti tutto parte dalla nostra incapacità di accettazione in questo caso della malattia della madre.
E dai nostri pregiudizi nei confronti della malattia e della morte.
Cui appiccichiamo l’etichetta di cose malvagie.
Ma non esiste niente di malvagio nella vita. La malattia, come tutto ciò che ci accade, ha sempre un senso ma noi, anziché cercare questo senso - che si cela sempre dietro ciò che accade altrimenti non potrebbe accadere - ci fermiamo alla prima impressione emozionale che però non ci aiuta.
Infatti diamo un giudizio perché non accettiamo il destino di questa malattia che la mamma si è inconsapevolmente scelta.
Ed è evidente perché se la è scelta.
“Io ho già dato abbastanza! Anche troppo! Quindi, poiché il mio corpo non è ancora pronto a morire, io ‘muio’ lo stesso ed esco da questa realtà. Entro in un’altra realtà in cui non sento più il dolore, ormai diventato insopportabile, di questa vita.”Il figlio, vedendola in questo stato, non accetta la realtà e, cosa ancora più grave, non accetta il destino che la mamma si è, in questo momento, scelto.
Quindi ciò che fa il ragazzo è solo per esorcizzare il suo dolore di vederla in questo stato; non il dolore della mamma che lui non può conoscere e nel quale non ha nessun diritto di intromettersi.
Lo sostengo da sempre: aiutare gli altri è difficile e molte volte lo facciamo solo per soddisfare un nostro disagio interiore cui non riusciamo a dare un senso per i più svariati motivi
Ma la miglior forma d’amore è sempre è solo l’accettazione di ciò che accade anche se è spesso molto spiacevole. Ma, ripeto, se accade deve avere un senso altrimenti non accadrebbe.
Se vogliamo stare meglio l’unica strada che abbiamo è trovare questo senso; non scaricare sugli altri i nostri vuoti emotivi.
I genitori ci hanno donato tanto; anche quelli che sono ancora odiati dai figli. Impariamo almeno a riconoscere che il dono più grande che ci hanno donato è la vita. Se non riconosciamo questo significa solo che non amiamo la vita.
Ma quando riconosciamo tutto ciò che abbiamo ricevuto dobbiamo essere consapevoli che non potremo mai restituire loro tutto ciò che abbiamo ricevuto. Tutto ciò che possiamo fare è compensare questo squilibrio restituendo questi doni ai nostri figli o ad altri se non abbiamo figli. Ma senza intrometterci negli affari di chi non ce la ha chiesto.
Non credo che tutto quel turbinio provocato dal figlio abbia fatta stare bene quella donna.
E’ difficile non fermarsi alla prima impressione ma se riusciamo a farlo possiamo entrare nei panni dell’altro e questa è sempre la cosa più difficile
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