I numeri dell'anima
Giuseppe Montaldo08-06-2023
Tempo di lettura: 2 minuti
Senti la tua forza nell’esperienza del dolore

(Jim Morrison)

Tarocchi

Archetipi universali

I Tarocchi sono il più antico libro mai scritto, una delle più grandi espressioni della Coscienza Universale, ciò̀ che dà forma all’Assoluto, immanente dentro di noi.

I Tarocchi sono stati visitati dai cabalisti, dagli alchimisti e dagli iniziati di ogni genere, dai filosofi, dai pittori, dai ricercatori, dagli scrittori e dagli artisti di ogni epoca.

I Tarocchi sono degli archetipi che io definisco simboli della percezione perché aprono i nostri canali percettivi. Per capire questo, farò un passo indietro necessario a comprendere la potenza dello strumento e come ci aiuterà nel percorso che stiamo facendo.


I Tarocchi sono degli archetipi che io definisco simboli della percezione perché aprono i nostri canali percettivi. Per capire questo, farò un passo indietro necessario a comprendere la potenza dello strumento e come ci aiuterà nel percorso che stiamo facendo.


I Tarocchi come espressione artistica

I Tarocchi sono simboli o archetipi? E come possiamo definire l’arte da questo punto di vista? Azzardo una risposta: diventa arte tutto ciò̀ che è capace di rimandare agli archetipi, ai valori universali e assoluti che sono alla fine una sorta di guida per la nostra evoluzione. L’arte fa vedere la bellezza delle cose, non la loro utilità. In un mondo che cerca di farci dimenticare le nostre origini divine, il nostro essere Dio dentro di noi, l’arte è la leva che ci consente di ritrovare le nostre radici e quando ritroviamo e riconosciamo con un sentimento profondo queste radici, sentiamo di far parte di un tutto, smettiamo di sentirci separati. Ma le parole non riescono a esprimere questo sentimento, solo l’Arte può farlo.

Questo per dire che i Tarocchi sono una profonda forma di arte, quindi una trasmissione di conoscenza archetipica che viene da tempi molto remoti. Ciò che bisogna comprendere è che il linguaggio simbolico ci parla al di là di tutte le nostre interpretazioni e ci trasmette un messaggio profondo e universale. Qualcuno lo ha definito il più grande libro mai scritto.

Fino al secolo XVIII, i Tarocchi furono considerati esclusivamente come vestigia di un'epoca barbara, e come tali privi di interesse. Nessuno vi faceva caso prima del 1781, data della pubblicazione del Mondo Primitivo di Court de Gebelin, opera in cui, nel tomo VIII, a pagina 365, compare questo passo:

“Se si sentisse annunciare che esiste ancora, ai giorni nostri, un'Opera degli antichi egiziani, uno dei loro libri sfuggito alle fiamme che divorarono le loro biblioteche superbe che contiene la loro dottrina più̀ pura su soggetti interessantissimi, tutti sarebbero indubbiamente ansiosi di conoscere un Libro tanto prezioso, tanto straordinario.

Se si aggiungesse poi che questo Libro è diffuso in gran parte dell'Europa, che da molti secoli è ancora nelle mani di tutti, la sorpresa sarebbe certamente ancora più grande: e non giungerebbe al colmo, se si assicurasse che nessuno ha mai sospettato che quest'opera fosse egiziana, che la si possiede come se non la si possedesse, che nessuno ha mai cercato di decifrarne una pagina: che il frutto d'una saggezza raffinata è considerato come una massa di figure in se stesse insignificanti? Non si penserebbe allora che ci si vuole far beffe della credulità degli ascoltatori?

Eppure, è verissimo: questo libro egiziano, il solo che ci rimanga delle loro superbe biblioteche, esiste ancora oggi: è addirittura tanto comune che nessuno scienziato si è degnato di occuparsene; nessuno aveva mai sospettato la sua origine illustre. Questo libro è il GIOCO DEI TAROCCHI...” (I Tarocchi, Oswald Wirth)


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