(Martin Luther King)
Se vuoi guarire te lo devi fare amico
Farselo amico significa integrarlo, farlo diventare parte di te. Solo così smetterà di farti male.
Per il dolore la modalità è identica. Non devi mai combatterlo!
Se continui a combatterlo lo fai diventare più forte. Lo devi accogliere, ascoltare, ringraziarlo perché lui vuole solo aiutarti.
In questo modo il processo che si crea ti consente di sciogliere la ferita emotiva che è proprio quella che ti sta facendo male e che ti tormenta. È così la lasci andare.
Per il virus è lo stesso.
Vi trascrivo il colloquio avuto con una mia cliente qualche mese fa.
Lei mi scrive:
“……quel giorno il padre dei miei figli non mi ha fatto gli auguri … anzi il giorno dopo che ci siamo visti e abbiamo fatto una passeggiata in montagna ha ricordato che nostro figlio avrebbe compiuto gli anni il xx/yy e del mio che era il giorno prima nessun accenno 😳… e poi naturalmente non mi ha chiesto nulla su come avevo intenzione di risolvere la questione dell’obbligo visto che, se non mi vaccino non posso più lavorare.
L’abbandono totale da parte del padre dei miei figli … Non esisto … nessun uomo si è mai occupato di me … questo è il mio vuoto! Mi riesce facilissimo richiamare il senso di abbandono da parte del padre dei miei figli ma l’elaborazione del lutto la devo fare con mio padre? Anche se sono molto più distaccata?”
Le ho risposto con un messaggio vocale che diceva più o meno così:
“È difficile stabilire se devi lavorare ancora su tuo padre per elaborare il lutto oppure se è meglio lavorare sul legame col tuo ex marito.
Il problema è che la tua ferita è sempre lì aperta.
Nel momento in cui dici a te stessa:
‘si, sto male…lo accetto….lo vedo…vedo quello che mi sta succedendo però, anche se sto male, mantengo la mia padronanza mentale e so che, così, in realtà poi non mi può fare niente’.
Quando il cervello comprende che il dolore non può farti male nel senso che non può avere le conseguenze temute nell’emozione, piano piano comincia ad alleggerirsi. Però devi essere pronta ad abbracciarlo totalmente. Se invece lo combatti, lui diventa ancora più forte. Questo processo è quello che va compreso bene perché bisogna imparare proprio ad applicarlo. In questo modo la ferita comincia ad alleggerirsi e il dolore si attenua. Questo è da farsi, non puoi farne a meno.
L’altra cosa importante da capire è che il processo va ripetuto. Non pensare che guarisci subito la ferita. Però, se continui a lavorarci, sarai sorpresa di te stessa, di come cambierà il tuo rapporto con il dolore e di quanto ti sentirai più leggera e più libera.”
Lei mi rispose così:
“Che meraviglia Giuseppe!!! Sei stato chiarissimo!!! Le tue parole e la tua voce trasmettono in modo nitido anche la tua intenzione - è commovente l’intenzione che si percepisce - tu vuoi aiutare gli altri! Si sente!! Grazie! Sei stato chiarissimo!!! Mi hai detto esattamente ciò di cui avevo bisogno. Sono pronta esattamente per questo!”
Qualcuno dirà: ma il virus che centra?
Il virus è un parassita.
Può vivere solo all’interno di una cellula; non può vivere di vita propria.
E nasce all’interno del corpo. Non è qualcosa che viene dall’esterno.
Durante l’epidemia della ‘spagnola’, che era un po’ più virulenta del covid-19, Rudolf Steiner disse che “i virus sono forme di escrezione delle cellule, le quali, se avvelenate, tendono a difendersi buttando fuori elementi (quelli che chiamiamo virus) per disintossicarsi”
Questo ci dice che ogni malattia è solo un processo di espulsione del male da parte del nostro corpo, e questo avviene dall’interno verso l’esterno.
La febbre, col suo calore, serve a ‘bruciare’ un’infiammazione; in questo modo il corpo guarisce. Lo scopo è sempre una pulizia, una disintossicazione. Esattamente come i traumi emotivi. Il lavoro di guarigione consiste nel ripulire queste ferite dal loro ‘virus’ che è ciò che provoca il dolore (il trauma, la memoria emotiva).
Come abbiamo visto con il caso illustrato sopra, il contatto con il dolore è come la febbre che brucia la ferita. In questo modo abbiamo integrato dentro di noi quella memoria traumatica che ci faceva male e ora non ci disturba più.
A questo punto credo che l’analogia col virus sia chiara. L’organo malato ha in qualche modo integrato/trasformato/eliminato il virus. Tutto questo viene fatto in maniera del tutto naturale attraverso l’aiuto del sistema immunitario.
Il virus non è stato combattuto ma è morto naturalmente in quanto è cessato lo scopo della sua vita. E quindi non si è riprodotto e, guarda caso, non sono nate varianti.
Ecco questo è il senso.
La stessa cosa avviene per gli uomini.
Anche se ancora non lo sanno.
Potete trovare i libri qui o presso queste librerie:
La festa del 25 aprile
L'ultima profezia di peter Deunov
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Inanimità significa vivere senz’anima
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6 giugno 2022
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