(Aung San Suu Kyi)
In una normale casa, a Parigi, qualche giorno prima che iniziasse la retata, la figlia più grande disse rivolgendosi al padre: “Papà, ti prego, fuggiamo prima che vengano a prenderci. Andiamo da qualche parte.” “Nessuno verrà a prenderci figlia mia. Fidati di quello che ti dice tuo padre.” Qualche giorno dopo 13.000 ebrei francesi, già marchiati con la stella di Davide impressa sui vestiti, furono deportati e trasferiti nel velodromo della città.
Davanti a un pubblico di persone come lei, disidratate e malnutrite, sparse nelle tribune, la figlia, questa volta in preda a una vera disperazione, si rivolse di nuovo al padre: “Io ti avevo avvertito papà ma tu non mi hai ascoltato.” Il padre le rispose: “Ci siamo soltanto fidati figlia mia. Niente poteva farci pensare cosa sarebbe potuto succedere.” Molte donne anziane replicarono: “Ci siamo fidati tutti quanti ragazza mia. Cos’altro potevamo fare. Abbiamo avuto fiducia nei nostri governanti, in coloro che dovevano proteggerci.”
Peccato che, in questo caso, l’affidarsi cambiò ineluttabilmente il loro destino.
Io penso che il bene più prezioso che abbiamo sia la libertà, prima di tutto quella di essere se stessi e di essere padroni e responsabili di fare le proprie scelte. Ma, davanti a costrizioni che limitano la nostra libertà di scegliere, abbiamo ancora il libero arbitrio? Siamo prigionieri, o liberi, davanti a imposizioni che la nostra coscienza non condivide?
Ed esiste un destino collettivo? In questo caso, possiamo staccarci da un destino collettivo? O ne veniamo irrimediabilmente trascinati?
Nonostante noi facciamo parte di un sistema che percepiamo spesso ingiusto, io tuttavia penso che ognuno sia libero di fare le proprie scelte e quindi di scegliere, nel bene e nel male, il proprio destino. E questo lo dico perché abbiamo comunque una coscienza che ci guida, il problema semmai è imparare a riconoscerne i sottili messaggi.
Nella mia esperienza ho riscontrato che le persone, davanti a esperienze anche molto dolorose, generalmente reagiscono in due modi: c’è chi continua a ripetere "sono uno sfigato” mentre altri, davanti alle minacce della vita, sono capaci di trasformare queste minacce in opportunità.
Lo sfigato, se continuerà nella sua vita a reagire sempre in que-sto modo, ha perso il filo del suo destino e non sarà mai libero e padrone della sua vita, mentre coloro che reagiscono nella se-conda maniera stanno andando incontro al loro destino, che poi non è altro che il progetto che hanno scelto prima di venire in questo mondo.
Penso che molti non saranno d’accordo con l’affermazione che noi ci scegliamo il destino prima di venire al mondo, è un concetto che non fa parte della nostra cultura e posso capirli.
Al contrario la nostra religione e la scienza di oggi vanno in direzioni diametralmente opposte:
Potete trovare i libri qui o presso queste librerie:
La festa del 25 aprile
L'ultima profezia di peter Deunov
Le elezioni del 25 settembre
Il grande inganno
NESARA GESARA
Le nobili professioni di una volta
La follia per guarire dalla malattia
Inanimità significa vivere senz’anima
IO chi sono?
2024-Il grande cambiamento
La pura essenza
BUON 2023
Trovare i propri talenti
La forza e il controllo
Il giudizio e la colpa
Il riconoscimento del padre
6 giugno 2022
Schemi e credenze
L'elaborazione dei lutti
I tre padri
Costruzione di un atto magico
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Atti psico-magici e atti magici.
Perdonare un fratello
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