Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando riusciamo a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato

(Mahatma Gandhi)

La connessione spirituale

 La connessione spirituale

Il verdetto, arringa finale

Per connessione spirituale intendo quella percezione di un qualcosa che non si vede ma si sente presente e reale, qualcosa che anima i nostri pensieri in un certo modo.

Credo che moltissime persone siano dotate di questa capacità ma, molto spesso, inconsapevole e quindi scollegata dalla nostra coscienza.

Io ritengo che, tuttavia, sia una capacità che si possa sviluppare almeno per quelle persone che hanno cominciato a liberarsi dagli strati di schemi e convinzioni profondamente radicate nella mente e che costituiscono una vera barriera per l’attivazione di questa connessione.

Ma come avviene questa attivazione?

È un processo a volte molto lento e che ci riempie di molti dubbi. Davanti a eventi della vita che cominciano a far traballare tutte le nostre certezze e che hanno il potenziale di far crollare pesantemente le nostre false(?) sicurezze, credo ci siano tre modalità di reagire:

  1. C’è chi comincia ad ascoltare se stesso per verificare dentro di sé questa sensazione, inizialmente molto sottile, e cercare di comprenderne il senso. Questa è la strada maestra per lo sviluppo della connessione, prima, e dei talenti spirituali, dopo.
  2. Molti reagiscono con grande scetticismo. Mettono subito a tacere la vocina e rimuovono con fastidio questa brutta sensazione: ‘sono solo allucinazioni mentali; la realtà è solo quello che vediamo. Non ne esistono altre.’ E tornano nel sonno.
  3. Per ultimi ci sono poi i teorici della materialità. Questi sono capaci di scrivere trattati e fare conferenze per dimostrare che non è scientifico dar retta a simili false elucubrazioni mentali – perché tali sono per loro – e che tutto va verificato scienza alla mano.

Insomma alcuni sono coscienti e consapevoli che esiste un mondo al di sopra di noi; ne prendono atto e cominciano a dialogare con questo mondo. Sviluppano così i loro talenti spirituali e possono diventare – anche se potenzialmente lo sono già – sensitivi, chiaroveggenti, chiaroudienti etc.

Molti - l’ho riscontrato nella mia esperienza - hanno già queste doti. A volte ne sono poco consapevoli ma basta poco per farle venire in superficie e svilupparle. Per altri è più difficile.

Recentemente ho ascoltato nel film ‘Il verdetto’ l’arringa finale di Paul Newman in cui mi ha colpito profondamente questa frase: ‘agisci come se avessi fede e la fede ti sarà data’. Mi ha colpito soprattutto perché fa capire il potere dell’intento unito alla consapevolezza di sé (ciò che siamo veramente nel profondo). E ciò significa che, attraverso l’azione cosciente, noi possiamo sviluppare grandi capacità di trasformare molti aspetti di noi che ci fanno vivere male, sopratutto le nostre abitudini congeste e negative, spesso inconsapevoli.

    Estendiamo questa frase e ripetiamo tutti i giorni:
    • Agisci come se avessi gioia e la gioia ti sarà data.
    • Agisci come se avessi amore e l’amore ti sarà dato.
    • Agisci come se fossi sano e la salute ti sarà data.
    • Agisci come se avessi valore ed il valore ti sarà dato.

    E così via all’infinito; potete inventarne quante ne volete; l’importante è AGIRE dopo aver messo davanti a voi l’INTENTO DI CREDERE CHE È POSSIBILE, CHE TUTTO È POSSIBILE. Basta che vi diate il permesso.


    Riferimenti:

    Questo è il pensiero di Omraam Mikhaël Aïvanhov:

    «Qualcuno viene a lamentarsi da me: «Lei ci parla del mondo divino e delle entità luminose con le quali possiamo entrare in contatto tramite il pensiero. Ma quante volte ho provato a fare questo lavoro, però non ho risultati, non sento niente». Il fatto che non abbiate dei risultati non dimostra che le mie parole siano menzognere; a causa dello spessore della materia che vi avvolge, voi non riuscite ancora a percepire la presenza del mondo divino e dei suoi abitanti, che pure esistono, sono reali. Voi non sentite niente, non vedete niente e immaginate che non ci sia niente. Sì, invece, c'è qualcosa, continuate... Eh, sì, dovete perseverare. Via via che fa degli sforzi, il discepolo sente aprirsi una strada davanti a sé, sente ricostruirsi un ponte con le regioni superiori, e comincia a vivere la vita divina. Un giorno, anzi, gli sarà sufficiente concentrarsi per qualche minuto su quelle regioni per sentire subito le benedizioni del Cielo riversarsi su di lui.»

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