Volere essere qualcun altro è uno spreco della persona che sei

(Kurt Cobain)

La festa del 25 aprile

25 aprile - L’anniversario della liberazione

Oggi si celebra l’anniversario della liberazione.

Il nostro presidente della repubblica Mattarella ci ricorda:

“bisogna ‘tenere viva la memoria’ delle atrocità nazi-fasciste ma soprattutto non dimenticare quanti lottarono e ‘permisero la liberazione dell'Italia dall'oppressione nazi-fascista’.”

Lo stesso presidente il 5 settembre 2021 affermava:

“Non si invochi la libertà per sottrarsi al vaccino. Si mette a rischio la salute altrui”

A questa affermazione, in pieno contrasto con i sacri principi della libertà, molti risposero con frasi di questo tipo:

“Presidente io per un vaccino sono rimasta invalida, la mia salute non me la salvaguarda nessuno, solo io posso!

Nel Codice di Norimberga, redatto nel 1947 all’esito della pronuncia del Tribunale Internazionale emessa per le gravi sperimentazioni commesse dai medici nazisti nei confronti dei prigionieri dei campi di sterminio, è stato introdotto il concetto di “consenso informato” per il quale l’individuo, prima di sottoporsi ad un esperimento, deve essere informato riguardo la natura, la durata, lo scopo dell’esperimento, nonché riguardo la modalità e i mezzi con i quali verrà realizzato e le complicazioni e i rischi che questo può comportare.

La concezione personalistica del rapporto medico-paziente e il consenso informato sono stati poi suggellati dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Carta di Nizza) in cui è stato affermato il rispetto, in medicina, del consenso libero e informato dell’individuo e dalla Convenzione di Oviedo, ratificata in Italia nel 2001, che ha proclamato il principio del primato dell’essere umano ed ha statuito, a chiare lettere, che il trattamento sanitario può essere effettuato soltanto attraverso il consenso libero e informato della persona interessata che deve ricevere un’informazione adeguata sul trattamento e sulle conseguenze.

Credo che il vero spirito non solo della liberazione ma anche della sacra libertà personale che ognuno di noi possiede compresa quella che riguarda la cura del proprio corpo, sia contenuto in questi tre fondamentali documenti che molti si sono dimenticati:

  1. Il codice di Norimberga
  2. La carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea
  3. La Convenzione di Oviedo

Senza dimenticare Eleanor Roosevelt, moglie del presidente degli Stati Uniti, Franklin D. Roosevelt, e presidente della Commissione delle Nazioni Unite che il 10 dicembre 1948 scrisse la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani in cui si può leggere:

Articolo 13 - Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato….

Articolo 18 - Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione…

Articolo 19 - Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Quindi mi chiedo: quale liberazione stiamo festeggiando?

In realtà dovremmo chiederci: qualcuno può privarmi della mia libertà se io non glielo consento? Nessun rispondo io.

A nessuno io do il consenso di reprimere le
mie libertà se io scelgo di essere libero.

La libertà nasce all’interno e non all’esterno di noi.
È quella da cui nasce la capacità:

  1. 1. di essere prima di tutto se stessi,
  2. 2. di esprimere il proprio pensiero senza la paura di essere giudicati,
  3. 3. di sapere vivere la propria vita e non quella degli altri,

Qualcuno potrà rispondere: “ma se io ho davanti a me delle leggi o dei comportamenti da parte delle autorità che mi impedisco di essere me stesso come si fa a dire che la libertà nasce all’interno di noi?” Rispondo citando queste frasi tratte dal mio libro ‘I numeri dell’anima':

“In una normale casa, a Parigi, qualche giorno prima che iniziasse la retata, la figlia più grande disse rivolgendosi al padre:

“Papà, ti prego, fuggiamo prima che vengano a prenderci. Andiamo da qualche parte.”

“Nessuno verrà a prenderci figlia mia. Fidati di quello che ti dice tuo padre.” Qualche giorno dopo 13.000 ebrei francesi, già marchiati con la stella di Davide impressa sui vestiti, furono deportati e trasferiti nel velodromo della città.

Davanti a un pubblico di persone come lei, disidratate e malnutrite, sparse nelle tribune, la figlia, questa volta in preda a una vera dispera- zione, si rivolse di nuovo al padre: “Io ti avevo avvertito papà ma tu non mi hai ascoltato.” Il padre le rispose: “Ci siamo soltanto fidati figlia mia. Niente poteva farci pensare cosa sarebbe potuto succedere.”

Molte donne anziane replicarono: “Ci siamo fidati tutti quanti ragazza mia. Cos’altro potevamo fare. Abbiamo avuto fiducia nei nostri governanti, in coloro che dovevano proteggerci.”

Peccato che, in questo caso, l’affidarsi cambiò ineluttabilmente il loro destino.

Io penso che il bene più prezioso che abbiamo sia la libertà, prima di tutto quella di essere se stessi e di essere padroni e responsabili di fare le proprie scelte. Ma, davanti a costrizioni che limitano la nostra libertà di scegliere, abbiamo ancora il libero arbitrio? Siamo prigionieri, o liberi, davanti a imposizioni che la nostra coscienza non condivide?

Ed esiste un destino collettivo? In questo caso, possiamo staccarci da un destino collettivo? O ne veniamo irrimediabilmente trascinati?

Nonostante noi facciamo parte di un sistema che percepiamo spesso ingiusto, io tuttavia penso che ognuno sia libero di fare le proprie scelte e quindi di scegliere, nel bene e nel male, il proprio destino. E questo lo dico perché abbiamo comunque una coscienza che ci guida, il problema semmai è imparare a riconoscerne i sottili messaggi. Nella mia esperienza ho riscontrato che le persone, davanti a esperienze anche molto dolorose, generalmente reagiscono in due modi: c’è chi continua a ripetere "sono uno sfigato” mentre altri, davanti alle minacce della vita, sono capaci di trasformare queste minacce in opportunità.

Affronterò in seguito questo aspetto ma di una cosa sono convinto e schematizzo per esemplificare il concetto: lo sfigato, se continuerà nella sua vita a reagire sempre in questo modo, ha perso il filo del suo destino e non sarà mai libero e padrone della sua vita, mentre coloro che reagiscono nella seconda maniera stanno andando incontro al loro destino."


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