Biografia, testimonianze, psicologia
Quando non ho avuto più niente da perdere, ho ottenuto tutto. Quando ho cessato di essere chi ero, ho ritrovato me stesso

(PAULO COELHO)

Giuseppe Montaldo

Io, Io sono, io faccio.

Forse sono le frasi che ripetiamo di più. Ma in realtà chi sono io?
Potremmo dire che io sono colui che è cosciente di esistere e di stare dentro un corpo.
Ma, una volta stabilito questo, c'è da aggiungere qualcosa'altro?

Qualcuno, sopratutto maestri spirituali ma anche filosofi, dicono che c'è qualcosa altro.
Dicono che noi siamo un'essenza divina e che il nostro percorso nella vita è accorgersi di questa essenza. È come dire che noi stiamo recitando una commedia in cui crediamo di essere il personaggio che rappresentiamo ma in realtà siamo anche l'attore. Dicono anche che, per arrivare a riconoscere il nostro attore, il nostro Sé, ci occorrono molte vite.

Credo sia impossibile definire il Sé con i nostri attuali e limitati strumenti espressivi. È qualcosa di talmente trascendente rispetto al nostro attuale livello evolutivo che qualsiasi interpretazione io possa dare sarà sempre riduttiva, tuttavia cerco di esprimerlo al meglio.

Possiamo chiamarlo come l’obbiettivo assoluto. La realizzazione del Sé significa la reintegrazione con la Fonte, la fine del percorso nella materia, la fine dei cicli del samsara. Il Sé può essere definito anche come il raggiungimento della coscienza totale attraverso le espansioni della nostra consapevolezza, la limitata coscienza materiale.

Ci tengo tuttavia a precisare una cosa. Se vogliamo arrivare al Sè dobbiamo prima costruire il nostro Io materiale. Quindi cosa significa costruire il nostro Io materiale? Badate non parlo di EGO ma esattamente dell'opposto. Chi è identificato nel suo limitato EGO è ben lontano dal costruire una forte identità personale, dall'esprimere chi è veramente. È quello che Jung chiama il processo di individuazione.
È un percorso attraverso il quale ci distinguiamo dagli altri, attraverso il quale impariamo a essere noi stessi, quindi a riconoscerci senza bisogno di metterci maschere per la paura del giudizio degli altri o per la paura di perdere il senso di appartenenza. È la costruzione del nostro posto nel mondo, l’affermazione del nostro diritto di esistenza come essere unici e irripetibili, dotati di matrice divina. Così lo definisce Jung:
“Il processo di differenziazione ha come meta lo sviluppo della personalità individuale, esso rappresenta quindi lo sviluppo delle particolarità di un individuo, sulla base della sua disposizione naturale. Pur costituendo una ‘via individuale’ che può deviare rispetto a quella consueta, essa deve condurre a uno spontaneo riconoscimento delle norme collettive. L’individuazione rappresenta un processo di elevazione spirituale: essa porta infatti a un ‘ampliamento della sfera della coscienza’.” (Carl Gustav Jung)

“Saper istituire la differenza fra se stesso e la propria ombra è il primo passo sulla via dell’individuazione.” (Lettere tra C. C. Jung e padre Victor White)

“In realtà, il processo d’individuazione è quel processo biologico attraverso il quale ogni essere vivente diventa quello che è destinato a diventare fin dal principio.” (Carl Gustav Jung)


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