Come si sviluppa
Giuseppe Montaldo01-06-2023
Tempo di lettura: 4 minuti
L’Io che l’uomo dice di essere non può essere l’Io, se non nel pensiero vivente: ancora da lui non conosciuto. Egli conosce solo il pensato, o pensiero riflesso, ma non sa come lo conosce. Deve prima pensare, per conoscere il proprio pensiero: non conosce il pensare. L’uomo conosce ed opera secondo il pensato, che, esaurito nella sua determinazione, non ha vita

(Massimo Scaligero)

La chiaroveggenza

Gli arcani della chiaroveggenza

Essere sensitivi, possedere doti medianiche può essere un’arma a doppio taglio.

La sensitività rappresenta un forte contatto con il mondo astrale, che è anche il mondo delle emozioni.

La capacità di stare in contatto con le nostre emozioni è una vera e propria arte. Non sempre è facile questa confidenza, anzi spesso è fonte di dolore, paura e frustrazioni.

Le emozioni, quando sono forti perché vanno a toccare le nostre ferite più profonde, tendono a destabilizzarci e a farci perdere la centratura e il governo di noi stessi.

Guardare dentro noi stessi in profondità, osservare le nostre zone d’ombra è un lavoro molto impegnativo. È importante imparare a gestire queste forze. Non si può avere contatto con le entità del mondo astrale se non abbiamo raggiunto un notevole equilibrio che ci consenta di governare queste forze mantenendoci lucidi e consapevoli.

Per potervi fare fronte è importante essersi purificati da tutte le ferite che ancora ci portiamo dentro altrimenti, se queste ferite esercitano ancora il loro potere su di noi, rischiamo di esserne schiavi.

Il cammino spirituale dei tarocchi è il viaggio del matto il quale assume il numero zero all’inizio del suo cammino che lui percorre attraversando tutti gli arcani in un percorso a tappe in cui ogni arcano rappresenta lo strumento per superare una determinata prova. Superare questa prova significa pulire una certa ferita e andare avanti nel nostro percorso di purificazione, che, tradotto in pratica, significa incontrare ciò che siamo, riconoscerci come essenze spirituali.

Definire la chiaroveggenza non è facile. La parola dice: vedere chiaro. Rudolf Steiner è forse l’emblema di questa dote. Leggere i suoi libri può aiutare molto a sviluppare queste doti e a raggiungere una visione chiara dentro e fuori di noi al di là del puro mondo materiale.

Ma consiglio soprattutto il libro di Aivanhov: ‘Le porte dell’invisibile’.

Un vero e proprio manuale di sopravvivenza nel mondo astrale. Lo puoi trovare qui.
“La qualità delle rivelazioni che riceviamo dal mondo invisibile dipende dal grado di evoluzione ovvero dallo stato di coscienza.”

Sensitività, doti medianiche sono termini molto generici ed è difficile darne una definizione precisa. Rappresentano una dote che ci può portare a vedere chiaro.

Possiamo dire che essere sensitivi significa percepire le energie dentro e fuori di noi. Il sensitivo deve affinare questa sensibilità per imparare a riconoscere e decodificare queste energie. In questo modo si ripulisce e le trasforma da grossolane in forme sempre più sottili. Per cui ogni arcano ha le sue modalità per fare questo lavoro.

Vediamo quindi i quattro arcani che sono i più dotati di sensitività.

L’EREMITA

L’ideale di perfezione, limite dell’arcano della Giustizia, mette in crisi l’Eremita nel momento in cui si accorge che la perfezione non esiste ma anzi rappresenta un limite al proseguimento del cammino in quanto ci fa illudere di essere arrivati. Come reagisce l’eremita? Per elaborare questa crisi è costretto a imparare a guardarsi dentro. E non è un lavoro facile. La conseguenza è che lui mette tutto in dubbio perché cerca delle prove concrete, scientifiche riguardo a ciò che sente la sua interiorità. Questo è il suo rapporto con il mondo astrale: la capacità di starne in contatto senza farsi destabilizzare. Ciò lo porta a raggiungere un nuovo equilibrio con la consapevolezza che il mondo astrale è, contemporaneamente, dentro e fuori di noi. Quando impara ad affidarsi comprende che ciò significa avere totale fiducia in se stesso e nelle forze che lo guidano.

L’APPESO

Arriva un certo momento della vita in cui bisogna fermarsi per fare il punto della situazione. Il lavoro con la Forza è stato duro ed estenuante e c’è bisogno di fermarsi. Lui si sospende; addirittura si rovescia come se qualche vocina gli dicesse: prova a vedere il mondo al contrario. E lui lo fa con entusiasmo. Comincia a comprendere che c’è qualcos’altro. Che lui è più di ciò che aveva sempre pensato. Gli si apre un mondo. Comincia il processo di disidentificazione. E qui sta la sua connessione. Vede se stesso in un modo nuovo e supera i limiti del suo personaggio materiale. Comincia a vedere l’attore e si rende conto che è ora di smettere di recitare, cosi che possa diventare ciò che già è.

IL DIAVOLO

Il Diavolo si dota di una potente torcia perché sa già che dovrà fare luce in zone profonde e buie. È ora di vederci chiaro. Di capire cos’è che lo tormenta, cosa gli fa male dentro. Per fare questo deve superare la paura di ciò che potrà scoprire di se stesso. Ma lui ha una grande energia e, se attraversa queste paure, potrà venirne a capo. Il Diavolo è un vero e proprio scanner ma deve governare la sua forza senza farsi destabilizzare altrimenti perde l’occasione di fare luce.

LA LUNA

Con questo arcano facciamo un ulteriore passo nel mondo della chiaroveggenza. La Luna è capace di vedere il mondo invisibile. Ha forti doti paranormali e questa la spaventa. Entrare in contatto col mondo astrale esterno a noi non è un’avventura facile. E, come da paradigma, il mondo esterno che lei vede intorno a sé, le entità che lei incontra non sono altro che il riflesso di ciò che è ancora oscuro e irrisolto nel suo inconscio. Per questo l’arcano rappresenta l’ultima sfida riguardo alle ferite che ci portiamo dentro. Se non supera queste ferite non può andare verso il Sole, la luce per eccellenza, l’Amore incondizionato; non può sottoporsi al Giudizio Universale, l’espressione dei propri talenti e non può arrivare alla realizzazione totale del Mondo, condizione necessaria perché il Matto possa vestire il numero 22, la fine del percorso.

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