Siamo creatori in base all'immagine, abbastanza inconsapevole, che abbiamo di noi stessi
Giuseppe Montaldo06-10-2021
Tempo di lettura: 5 minuti

L’oscurità non può scacciare l’oscurità: solo la luce può farlo. L’odio non può scacciare l’odio: solo l’amore può farlo.

(Martin Luther King)

Creare la propria realtà

Creare la propria realtà, manifestare i propri desideri, realizzare tutti i nostri sogni!

Non è quello che tutti vorrebbero? Ma pochi ci credono.

Invece è proprio ciò che ci accade, che accade a tutti. Noi creiamo la nostra realtà tutti i giorni, ma non lo sappiamo perché è una cosa inconsapevole che viaggia a livello di subconscio nel senso che sono le nostre convinzioni e i nostri schemi profondi che provocano tutto ciò che ci accade.

Facciamo qualche esempio.

Un genitore, diciamo benestante, come un professionista, dice ai suoi figli quasi adolescenti: “Vi sembra giusto che un cantante o un calciatore guadagnino in un giorno quanto io guadagno in un anno?” Qual è il messaggio che i figli introiettano?

  • Invidia per chi ha più di me?
  • Sensazione di mancanza e indigenza?
  • Senso di ingiustizia?
  • Svalorizzazione?

Bene, poiché gli adolescenti, non avendo ancora capacità di giudizio, assorbono come spugne ciò che i genitori dicono loro, soprattutto se hanno considerazione vera per il loro padre, questi sono gli imprinting che si porteranno dietro durante la loro vita, almeno finché non li consapevolizzano e sono in grado di trasformarli. Ma un fatto è certo: finché non cambiano queste convinzioni, la realtà che loro creano è fortemente condizionata da quanto hanno assorbito. In questo caso erediteranno, tra le altre, una memoria di mancanza di abbondanza e quindi di povertà; questo è solo un esempio e non ha un valore assoluto. La realtà che creiamo dipende anche da altre numerose variabili.

Quello che voglio farvi capire è che, se vogliamo dirigere la nostra vita decidendo consapevolmente ciò che vogliamo, dobbiamo comprendere come funzioniamo. Per spiegare come tutti possiamo diventare creatori e causanti della nostra realtà, è bene chiarire alcune cose, partendo dal presupposto che tutto ciò che ci accade dipende dall’immagine, per lo più inconscia, che abbiamo di noi stessi. Cercherò di farlo con i due passaggi che seguono.

Il primo passaggio è un salto di consapevolezza, prima di tutto mentale, che serve a comprendere profondamente che ognuno di noi ha delle profonde dinamiche interiori e che il solo cominciare a vederle è parte della guarigione; ma serve anche a capire il nostro innato potenziale di cambiamento e trasformazione. Questo passaggio può essere definito come una fase prevalentemente di ricerca e di indagine.

Il secondo passaggio è un salto di coscienza nascente da una profonda trasformazione emotiva che può avvenire solo se abbiamo compreso, dopo il salto di consapevolezza, come attivare la nostra forza mentale.

Per quanto riguarda il primo, il salto di consapevolezza, partirò mettendo l’accento su due concetti che ci aiutano a compiere questo salto.

  • La comprensione che l’idea, abbastanza inconscia, che abbiamo di noi stessi è ciò che determina tutto ciò che ci succede. I nostri schemi possono essere limitanti e in questo caso li chiameremo le nostre catene mentali, ma possono diventare liberatori e potenzialmente creativi e allora diventeranno le nostre aquile mentali capaci di proiettarci verso le vette più alte.
  • Il potenziale che ci viene dalla comprensione delle scoperte della fisica quantistica del secolo scorso.

Il salto di consapevolezza

Le catene mentali

Brevemente possiamo dire che tutto ciò che ci accade è una conseguenza dell’immagine profonda che ognuno ha di se stesso, purtroppo, per la maggior parte inconsapevole.


Questo concetto non è nuovo e l’ho già illustrato, anche se in forme diverse, in altre parti.


Esistono oggi tante ricerche per comprendere come si forma questa immagine dentro noi stessi. C’è chi parla di psico-bio-genealogia, c’è chi si rifà al vissuto durante la vita nel grembo o a quello dei primissimi anni di vita e, infine ma non ultimo, al karma delle vite precedenti.

Non credo che indagare le cause in questo momento sia lo spirito di un lavoro che ha scopi eminentemente pratici, piuttosto è fondamentale soffermarsi sui due aspetti più importanti:


  • come fare a conoscere l’immagine mentale che abbiamo di noi stessi che è, per lo più, inconscia;
  • cosa possiamo fare per cambiarla.
L’altro giorno parlavo con una mia amica, la quale, a un certo momento, fece questa affermazione: “Io desidero un mondo ideale.” Conosco da tempo questa dinamica. L’arcano che ha bisogno di un mondo ideale, che non esiste nella realtà, è la giustizia. Lei anela alla perfezione, vorrebbe che tutto fosse perfetto. Però, poi, nella pratica cosa fa? Esattamente nulla in quanto ‘pretende’ che questo mondo si trasformi in base a ciò che lei vorrebbe.


Quindi qual è la sua immagine mentale? E come farle capire che, finché non la comprende, non potrà modificare la sua realtà, che, sostanzialmente, è la non accettazione del mondo così com’è?

Casi di questo tipo possono nascere da diversi vissuti e quindi creare diverse immagini dell’io, però, in base alla mia esperienza, sento di affermare che, in questo caso, c’è una memoria inconscia di rifiuto e di ingiustizia. È evidente che chi risente nella sua mente e nelle sue quotidiane esperienze emozioni di questo tipo, le quali, per di più, si ripetono ciclicamente, istintivamente e inconsciamente tende a rifiutare e a giudicare il mondo come qualcosa di cattivo che le vuole male.


Cosa deve imparare la persona per guarire da queste ferite, condizione fondamentale per poter imparare a creare la propria realtà e diventare causante di tutto ciò che le succede? È importante sottolineare che questi vissuti di ingiustizia e rifiuto, se non consapevolizzati, tendono a somatizzare, quindi a trasformarsi in malattie più o meno gravi a seconda della profondità della ferita e ciò accade perché la vita ci stimola a diventare esseri consapevoli, condizione necessaria per andare verso la vera libertà, che è quella di essere se stessi e incontrare il vero Sé.


In questo caso, quindi, per modificare l’immagine che ha di se stessa, il rifiutato, la persona sempre trattata ingiustamente, deve guarire queste ferite.

È evidente che, per iniziare questi lavori di guarigione, che ognuno può fare anche da solo, è necessario prima avere compreso profondamente questa immagine che ha di sé.

Se io non ho il coraggio di costruire, in piena consapevolezza, l’immagine che ho di me stesso, non potrò fare nulla per cambiarla. Questa è condizione necessaria ma non sufficiente per arrivare alla guarigione e quindi alla trasformazione. La mappa dei talenti è lo strumento che consente a ogni persona di costruire l’immagine che ha di se stessa.


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