I Tarocchi
Giuseppe Montaldo06-10-2021
Tempo di lettura: 4 minuti
Nella vita non ci sono soluzioni, esistono forze in cam-mino; bisogna evocarle e le soluzioni verranno dopo

(Antoine de Saint Exupéry)

I Tarocchi

I Tarocchi come espressione artistica

I Tarocchi sono simboli o archetipi? E come possiamo definire l’arte da questo punto di vista? Azzardo una risposta: diventa arte tutto ciò̀ che è capace di rimandare agli archetipi, ai valori universali e assoluti che sono alla fine una sorta di guida per la nostra evoluzione. L’arte fa vedere la bellezza delle cose, non la loro utilità. In un mondo che cerca di farci dimenticare le nostre origini divine, il nostro essere Dio dentro di noi, l’arte è la leva che ci consente di ritrovare le nostre radici e quando ritroviamo e riconosciamo con un sentimento profondo queste radici, sentiamo di far parte di un tutto, smettiamo di sentirci separati. Ma le parole non riescono a esprimere questo sentimento, solo l’Arte può farlo.

Questo per dire che i Tarocchi sono una profonda forma di arte, quindi una trasmissione di conoscenza archetipica che viene da tempi molto remoti. Ciò che bisogna comprendere è che il linguaggio simbolico ci parla al di là di tutte le nostre interpretazioni e ci trasmette un messaggio profondo e universale. Qualcuno lo ha definito il più grande libro mai scritto.

Fino al secolo XVIII, i Tarocchi furono considerati esclusivamente come vestigia di un'epoca barbara, e come tali privi di interesse. Nessuno vi faceva caso prima del 1781, data della pubblicazione del Mondo Primitivo di Court de Gebelin, opera in cui, nel tomo VIII, a pagina 365, compare questo passo:

“Se si sentisse annunciare che esiste ancora, ai giorni nostri, un'Opera degli antichi egiziani, uno dei loro libri sfuggito alle fiamme che divorarono le loro biblioteche superbe che contiene la loro dottrina più̀ pura su soggetti interessantissimi, tutti sarebbero indubbiamente ansiosi di conoscere un Libro tanto prezioso, tanto straordinario. Se si aggiungesse poi che questo Libro è diffuso in gran parte dell'Europa, che da molti secoli è ancora nelle mani di tutti, la sorpresa sarebbe certamente ancora più grande: e non giungerebbe al colmo, se si assicurasse che nessuno ha mai sospettato che quest'opera fosse egiziana, che la si possiede come se non la si possedesse, che nessuno ha mai cercato di decifrarne una pagina: che il frutto d'una saggezza raffinata è considerato come una massa di figure in se stesse insignificanti? Non si penserebbe allora che ci si vuole far beffe della credulità degli ascoltatori?

Eppure, è verissimo: questo libro egiziano, il solo che ci rimanga delle loro superbe biblioteche, esiste ancora oggi: è addirittura tanto comune che nessuno scienziato si è degnato di occuparsene; nessuno aveva mai sospettato la sua origine illustre. Questo libro è il GIOCO DEI TAROCCHI...” (I Tarocchi, Oswald Wirth)

“È un'opera monumentale e singolare, semplice e forte come l'architettura delle piramidi, e di conseguenza duratura quanto le piramidi stesse; un libro che riassume tutte le scienze, e le cui infinite combinazioni possono risolvere tutti i problemi; un libro che parla e fa pensare; ispiratore e regolatore di tutte le concezioni possibili; forse il capolavoro dello spirito umano, e senza alcun dubbio una delle cose più̀ belle che ci ha lasciato l'Antichità̀; chiave universale, il cui nome è stato compreso e spiegato soltanto dallo scienziato illuminato Guillaume Postel ; un testo unico i cui primi caratteri sono bastati a mandare in estasi lo spirito religioso di Saint-Martin, e hanno reso la ragione al sublime e sventurato Swedenborg.
È un'autentica macchina filosofica che impedisce allo spirito di smarrirsi, pur lasciandogli l'iniziativa e la libertà; è la matematica applicata all'assoluto, è l'alleanza del positivo all'ideale, è una lotteria di pensieri tutti rigorosamente esatti come i numeri; è forse, infine, quanto il genio umano ha mai concepito di più̀ semplice e insieme di più̀ grande.

Ma spetta al lettore giudicare da solo i Tarocchi, imparando a discernervi le meraviglie promesse. Procederemo con metodo e dimostreremo come si può̀ far parlare un libro muto.” (Dogma dell’alta magia, Eliphas Levi)

Nonostante il viaggio che hanno dovuto attraversare queste straordinarie immagini, almeno secondo la mia visione, non hanno perso il messaggio originale.

Risalenti al XV secolo, i tarocchi Visconti-Sforza sono tra i più antichi che conosciamo. I tre mazzi più antichi sono quello Visconti Modrone, il mazzo Brambilla e il più completo, quello comunemente chiamato Visconti-Sforza. Sono opere uniche, disegnate dai più grandi artisti dell’epoca, autentici gioielli.

Oggi esistono migliaia di mazzi di Tarocchi anche se non tutti hanno conservato il linguaggio esoterico originale.

Sono stati carte da gioco, poi simboli di divinazione e, solo recentemente, anche attraverso la mappa dei talenti, sono diventati uno strumento di indagine interiore e di crescita personale.

Per la realizzazione e la lettura della mappa occorre un approccio agli arcani che deve essere capace di unire percezione, intuizione e conoscenza. Nella descrizione dei ventidue arcani cercherò di usare un linguaggio che consenta di avvicinarsi a loro da diverse angolazioni ma privilegerò l’aspetto psicologico e spirituale.

Il mazzo più diffuso, usato e conosciuto è quello dei Tarocchi di Marsiglia, recentemente restaurato da Philippe Camoin e Alejandro Jodorowsky.


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