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Come Elaborare un Trauma e Migliorare la Qualità della Vita

Come Elaborare un Trauma e Migliorare la Qualità della Vita

  1. Tutto nasce da una sequenza non conclusa → energia bloccata, congelata

    • Un evento inaspettato vissuto dolorosamente e che ci coglie alla sprovvista (separazione, abbandono, tradimento, lutto, offesa...) lascia un senso di sconfitta, di perdita, di sensazione di essere sbagliati e di non aver fatto la cosa giusta, di non essere stati all’altezza eccetera, eccetera. Questa sensazione è energia repressa e bloccata nel corpo ed è ciò che provoca la nostra sofferenza e il nostro dolore. Come si fa a rilasciare energia?

      ** questo trauma può essere anche virtuale, cioè solo immaginato perché continuiamo a viverlo dentro di noi

  2. Lavorare sul dolore → rilascio dell’energia congelata. Davanti al dolore:

    • Non respingerlo, ma accoglierlo e farsi accompagnare
    • Rimanere consapevolmente presenti per non perdere la lucidità mentale
    • Ascoltare e vivere totalmente il processo

    In questo modo si attiva un processo fisiologico e naturale del nostro sistema. Questo permette al corpo di "scaricare" l’energia congelata (tremori, pianto, sudorazione) e ripristinare l’omeostasi.

    Se invece evitiamo il dolore, questo processo non può avere luogo e l’energia rimane bloccata nel nostro corpo. Questa memoria ci mantiene in uno stato di sofferenza, di ansia, di inadeguatezza e, allo stesso tempo, il corpo e la mente continuano ad attrarre gli stessi tipi di eventi.

Elaborare il dolore ci consente di liberarci del trauma definitivamente

1. Neuroplasticità e rielaborazione della memoria

  • Memoria traumatica e ippocampo:

    I ricordi traumatici sono spesso immagazzinati nell’amigdala (centro delle emozioni) in modo frammentato e non verbale, bypassando l’ippocampo (che organizza i ricordi in una sequenza temporale).

  • Elaborazione consapevole:

    Rivivere il dolore in un contesto sicuro (es. terapia) attiva la corteccia prefrontale, permettendo di integrare il trauma nella narrazione autobiografica. Questo processo riduce l’intensità emotiva e "scioglie" la risposta iperattiva dell’amigdala.

2. Il ruolo degli oppioidi endogeni

  • Endorfine e dolore:

    Affrontare il dolore attiva la produzione di endorfine, oppioidi naturali che alleviano il dolore e inducono uno stato di calma. Questo meccanismo spiega perché, dopo un iniziale disagio, si possa sperimentare un "rilascio" emotivo (es. pianto liberatorio).

  • Connessione con l’attaccamento:

    Studi mostrano che la condivisione del dolore (es. in terapia o con persone fidate) stimola anche la ossitocina, che rafforza la sensazione di sicurezza e connessione, facilitando la guarigione.

3. Epigenetica e infiammazione

  • Stress cronico e infiammazione:

    Traumi non risolti sono associati a infiammazione cronica (aumento di citochine pro-infiammatorie come IL-6), legata a disturbi fisici e mentali.

  • Elaborazione del trauma:

    Processare il dolore riduce lo stress ossidativo e modula l’attività del sistema immunitario, come dimostrato in studi su pratiche come la mindfulness o la terapia cognitivo-comportamentale.

4. Il "window of tolerance" di Dan Siegel

Secondo Siegel, il trauma restringe la finestra di tolleranza, la gamma di emozioni che possiamo gestire senza iperattivarci o dissociarci.

  • Lavorare sul dolore:

    Attraverso un’esposizione graduale e regolata, si espande questa finestra, permettendo al sistema nervoso di tollerare emozioni intense senza collassare o fuggire.

Conclusione

Dal punto di vista fisiologico, "vivere il dolore" non significa soffrire passivamente, ma attivare processi neurobiologici di autoregolazione che erano stati bloccati dal trauma. Questo richiede:

  • Un contesto sicuro (che attiva il sistema vagale ventrale).
  • Tempi adeguati (per evitare la ri-traumatizzazione).
  • Integrazione corpo-mente (es. terapie somatiche, mindfulness).

Studi come quelli di Bessel van der Kolk (Il corpo accusa il colpo) o Peter Levine (Trauma e memoria) approfondiscono questi meccanismi. La scienza conferma che, se affrontato con consapevolezza e supporto, il dolore può davvero essere una via di trasformazione.