La vera felicità è uno stato di coscienza che nemmeno le difficoltà e le prove della vita riescono a turbare, proprio perché essa non dipende da alcuna condizione esterna o materiale. Una tale felicità, la si può ottenere solo immergendosi con il pensiero nell’oceano dell’armonia universale

(Omraam Mikhaël Aïvanhov)

Un caso di allergia

Un caso di allergia

......V.R. somatizzava tali CAT (cumuli analogici traumatici), almeno al momento, con una semplice reazione allergica, che non era altro, come ogni somatizzazione, che il modo in cui la mente, tramite un dialogo corporeo, esprimeva i suoi sentimenti. 

            Così gli starnuti, all’inizio di ogni febbre da fieno, in lui corrispondevano al modo in cui l’organismo tenta di rigettare qualcosa che disturba, che fa ammalare, che non è sano tener dentro. La lacrimazione che ne segue è l’afflizione sintomatica con cui il corpo esprime il dolore di non aver potuto cacciar fuori quel che non è sano tener dentro. Infine il quadro clinico in lui andava a finire, come in tutti quelli che cercano il polline per esprimere la propria disarmonia, in asma. 

            L’asma è l’espressione dell’oppressione in cui vive un ammalato così, mentre è contemporaneamente un tentativo di trattenere l’aria, di ritrarsi da un ambiente che fa male, fisicamente e psicologicamente. 

            Perché l’asma non è cercare più aria, ma una manifestazione di difesa regressiva – quella di ogni essere intrauterino – che consiste nel trattenere l’aria, nel cessar di respirare di fronte a un’emergenza. 

            Fu facile risolvere questa febbre da fieno? 

            No, certo. 

            Ho avuto casi di malattie considerate gravi che si sono risolti meglio di questa allergia; perché, in questo caso di reazione anormale al polline, il paziente, a causa dei danni subiti, aveva rimosso dalla sua vita. 

            Come ho già segnalato, la capacità di sentire; e senza sentire, senza sentimenti, non è possibile la vivenciación in ISRA (induzione allo stato regressivo anateoretico); e senza vivenciación di CAT non può esserci guarigione. 

            E quindi la terapia si allungò. 

            Finalmente, dopo visualizzazioni – non vivenciaciones – della sua vita intrauterina e della sua nascita, ormai alla nona seduta, iniziò una visualizzazione simbolica con un fondo di emozione. Vide un albero che gli toglieva la visuale. 

            E vide anche che dall’albero usciva un pulviscolo che gli irritava gli occhi e lo faceva piangere. Infine, l’albero si chinò ed entrò nel suo spazio vitale soffocandolo. Non fu facile, ma ottenni che trasformasse i simboli in fatti concreti e, come c’era da aspettarsi, l’albero risultò essere suo padre, un padre autoritario, vendicativo, il cui sguardo – lo sguardo autoritario di Yahvè che insegue Caino – lo aveva sempre afflitto, soffocando la sua vita. 

            A queste immagini ne seguirono altre analogiche: si vide nel grembo materno col liquido amniotico agitato a causa d’una discussione fra i genitori: «Mia madre sta piangendo». Questa turbolenza intrauterina diede luogo alla vivenciación di una caduta in una pozzanghera quando aveva sei anni: era stato allora, quel giorno di primavera in cui, cadendo nella pozzanghera, aveva temuto di affogare che aveva cominciato a sentire per la prima volta la sintomatologia della febbre da fieno, a cui s’accompagnò, come c’era da aspettarsi, un’allergia alla polvere, agli acari che si trovavano nel suo ambiente vitale: la casa paterna. 

            Ma le resistenze del paziente a vivenciar materiale regressivo patologico continuarono, e non fu proprio una terapia di sedute facili; perché, se è certo che la sua somatizzazione – l’allergia – era meno preoccupante di un AIDS, ciò non toglie che, per il fatto di aver dovuto tenersi all’erta nascendo per non consegnarsi a una morte che sentiva in modo sia reale sia prossimo, nelle sedute di anateoresi, in presenza della sensazione di abbandono che comporta il rilassamento profondo in cui consiste l’ISRA, reagiva compulsivamente opponendovisi, mantenendo – come un tempo aveva fatto alla nascita – tutta la tensione di uno stato di massima allerta vitale. 


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