
Elaborare un lutto
Riflessioni su un colloquio: come elaborare un lutto relazionale
Durante un colloquio con una cliente, ho affrontato il tema dell’elaborazione di un lutto relazionale. La cliente, una donna abbandonata dal compagno dopo sei anni di relazione e con una figlia di cinque anni, si presentava disperata, in lacrime, sopraffatta dal dolore e con difficoltà a esprimersi.
Il contesto della relazione
La storia è complessa: un anno fa, la cliente aveva chiesto una pausa di riflessione perché il compagno era diventato geloso e opprimente. Lui desiderava condividere ogni momento con lei, ma non mostrava interesse per le attività che lei amava. Dopo alti e bassi, segnati da possibili tradimenti reciproci, lui l’ha lasciata improvvisamente, facendola sprofondare nella disperazione.
Il dialogo: esplorare la sofferenza
Le ho chiesto: “Cosa ti fa soffrire di più?”
La sua risposta è stata: “Sono disperata perché non si fa più sentire.”
Ho provato a spingerla a riflettere più in profondità, chiedendole se fosse davvero questo il cuore della sua sofferenza. Tuttavia, lei sembrava focalizzata su una sola domanda: “Secondo te, tornerà?”
A quel punto, ho riformulato: “Perché ci tieni tanto che lui ritorni?”
La cliente ha risposto:
- Per i bei momenti vissuti insieme.
- Perché era una brava persona che l’ha sempre trattata bene.
Ho quindi proposto alcune domande per stimolare una riflessione diversa:
- Ha senso voler tornare al passato? Credi che lui, dopo il suo comportamento geloso e il suo abbandono, possa davvero darti ciò di cui hai bisogno?
- Perché non provi a cambiare prospettiva? Ad esempio:
- Ciò che ti è accaduto non è casuale. Cosa potrebbe insegnarti?
- Ti fa bene continuare a soffrire per qualcosa che non puoi controllare o che non è certo possa realizzarsi?
Un nuovo atteggiamento mentale
La cliente non ha risposto immediatamente, così le ho suggerito un atteggiamento mentale più costruttivo:
- Accettazione: Accettare ciò che è accaduto, considerandolo non come un’ingiustizia, ma come un evento che potrebbe avere un senso nella tua vita, alleggerisce il peso della sofferenza. Resistere e pretendere di controllare l’incontrollabile, invece, alimenta il dolore.
- Pausa dalla suffering: Decidi di lasciare andare il peso emotivo, anche solo temporaneamente. Questo ti permette di creare spazio per comprendere il messaggio che la vita ti sta inviando. Forse questa rottura ti sta mostrando che lui non è la persona giusta per te e che meriti una relazione più equilibrata. La cliente stessa mi aveva raccontato che la sua storia familiare è segnata da relazioni difficili: questa sofferenza potrebbe essere un’occasione per spezzare quel ciclo e cercare un partner più adatto.
La lezione appresa
Dopo ore di dialogo, la cliente si è mostrata più calma e ha iniziato a interiorizzare questo approccio. Ha compreso una distinzione fondamentale: il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è una scelta. Per evitare la sofferenza, bisogna imparare a lavorare con il dolore attraverso tre fasi:
- Accettazione: Non ha senso combattere contro ciò che non possiamo cambiare. Accettarlo è il primo passo.
- Presenza: Rimanere lucidi e presenti, mantenendo la calma per affrontare il dolore con chiarezza.
- Analisi razionale: Riflettere freddamente su ciò che il dolore ci comunica. Ad esempio:
- La sofferenza è reale o è legata a un’immagine mentale, come l’idealizzazione del passato?
- Posso permettermi di lasciar andare questo attaccamento? La sofferenza spesso nasce da un attaccamento, come l’idea che la felicità dipenda da una persona.
- La felicità non può essere delegata a un altro: una relazione sana è fatta di condivisione, non di dipendenza. Credere che il partner sia l’unica fonte di gioia ci rende vulnerabili e impotenti.
Conclusione
Alla fine del colloquio, la cliente ha accolto queste riflessioni e si è detta pronta a prendersi cura di sé, lasciando spazio al tempo e alla vita per mostrarle nuove prospettive.