Dopo un po’ impari la sottile differenza tra tenere una mano e incatenare un’anima. E impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la compagnia non è sicurezza. E inizi a imparare che i baci non sono contratti e i doni non sono promesse

(Karla Troiani)

Sistema familiare e bullismo

Un problema così importante, qualsiasi problema che mette alla prova le nostre emozioni, che fa uscire rabbia e altri sentimenti negativi, un problema che condiziona la vita di genitori studenti ed insegnanti può essere affrontato in diversi modi. 


Ne voglio elencare due:

1. Ergendosi a giudice, mettendo barriere e preparandosi ad affrontare il nemico di turno (il bullo in questo caso)

2.    Entrando nel problema, lasciando andare qualsiasi tipo di giudizio di valore sulla persona (il bullo di turno), mettendosi nei panni dell’altro, chiedendosi: io posso fare qualcosa? 

Una delle leggi più importanti delle Costellazioni familiari è ‘il diritto di appartenenza’. 

Secondo questa legge se un nostro antenato è stato escluso dalla famiglia un discendente vivrà in molte situazioni della sua vita questo sentimento di esclusione, di non appartenenza.


Nel libro ‘Senza radici non si vola’ un’insegnante racconta questa storia:
“Una volta avevo in classe uno scolaro che era solito disturbare durante le lezioni di tedesco e di etica. Prendeva gli altri bambini a calci, faceva raramente dei compiti ordinati e rendeva poco malgrado fosse intelligente. 

Ben presto tutti cominciarono ad averne abbastanza di lui. 

I rappresentanti di classe volevano discutere il suo caso; intendevano metterlo sul banco degli imputati ed elencargli tutto quello che aveva fatto per irritarli e offenderli. 


Io rifiutai e chiesi ancora un giorno di pazienza. Il giorno dopo chiamai questo scolaro e gli chiesi di mettersi in piedi davanti alla classe. Gli dissi che tutti noi dovevamo comunicargli una cosa, tutti la stessa. 


Cominciai dicendogli: "Rainer, tu sei uno di noi." 

Ventidue bambini ripeterono questa stessa frase. 

Sulla classe calò un gran silenzio. 

Conoscevamo già questo silenzio, che è quello che subentra quando si entra in contatto con qualcosa di reale. 

Rainer pianse e andò a sedersi tranquillamente al suo posto. Non ne parlammo più. Il ragazzo colse l`occasione e nelle settimane seguenti si comportò meglio.” 


Tratto dal libro:  Berthold Ulsamer – Senza radici non si vola


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