Medicine tradizionali e medicina olistica
Giuseppe Montaldo11-10-2017
Tempo di lettura: 2 minuti
Nella vita non ci sono soluzioni, esistono forze in cam-mino; bisogna evocarle e le soluzioni verranno dopo

(Antoine de Saint Exupéry)

Etnomedicina

Etnomedicina


Le medicine tradizionali sono quelle della tradizione quindi medicine antiche o distanti geograficamente da noi nelle quali noi troviamo presente il concetto di etnomedicina. Ricorrono a sistemi antichi che si sono sviluppati nel tempo. Etnomedicina si può definire come trasmissione del patrimonio culturale riferito allo stato di benessere fisico-psichico e sociale avvenuto:

  1. Con la memoria
  2. Con la parola
  3. Con lo scritto
  4. Con le opere d’arte
  5. Con gli oggetti
  6. Con le usanze e le abitudini
  7. Con la religione e le credenze

Antonio Guerci docente di antropologia all’Università di Genova racconta: “ Ricordo che tempo fa in Africa un paziente si recò dal guaritore perché gli avevano rubato una gallina. Questo episodio ci fa capire quale significato abbia la malattia in certe culture diverse dalla nostra. Il paziente sperava che il terapeuta stesso potesse guarire la società all’interno della quale esisteva il ladro”.
Mentre noi con la medicina convenzionale pretendiamo di curare l’organo o addirittura la cellula come se fosse una cosa staccata da tutto il resto del corpo, per molti miliardi di persone distanti nello spazio e nel tempo invece, la prima indagine veniva fatta a livello sociale in quanto si riteneva e si ritiene tuttora che sia la società patogena cioè è dal gruppo, dal clan, dalla tribù che nasce la malattia.
L’individuo è malato non solo come essere ma come colui che si trova in un determinato ambiente naturale, sociale e culturale.
Quello del legame sociale del malato è un aspetto molto importante. In certe culture, se un bambino viene ospedalizzato, nella struttura sanitaria è necessario poter far si che il paziente stia in contatto con molti componenti della sua famiglia.
Ma credo che sia necessario andare oltre riguardo al concetto di totalità della malattia.
 La totalità in queste culture comprende anche il mondo invisibile o metafisico. Quindi la malattia può essere definita come:

  • Un disaccordo
  • Uno squilibrio
  • Una disarmonia

Che riguarda non solo la singola persona, l’ambiente naturale, sociale e culturale in cui vive ma anche il mondo extrasensibile o metafisico.
Da qui il legame molto stretto che esiste fra la salute, la religione, il sacro ma anche le pratiche sciamaniche e/o stregonesche.
E da questi concetti si può capire come la figura del guaritore-terapeuta assuma un rilievo importante e pregnante in società di questo tipo. Questo personaggio gode generalmente di grande prestigio all’interno della società.
E’ generalmente una figura molto carismatica, che incute timore e, in molti contesti, riveste un ruolo sociale di primaria importanza.
Secondo Valerio Sanfo si può dire che la terapia avvenga a tre livelli:

1. A livello individuale
2. A livello sociale
3. Dove il rimedio si può definire ‘segnoforo’ cioè portatore di un segno, di un simbolo.

Per esempio una pianta curativa non ha un significato solo riguardo al suo principio attivo ma anche in base alla sua storia nell’ambito di quella popolazione, a come veniva percepita a livello popolare, al suo rapporto colla divinità. I simboli hanno sempre un’azione forte dal punto di vista psichico. Immaginiamo quindi quale forza possa avere questo simbolo se è caricato di significati sociali e/o sacri e religiosi.
 Ritroviamo quindi il concetto di rapporto tra Macrocosmo-Microcosmo, secondo la quale l`universo è una totalità ed ogni suo componente lo rispecchia: ogni piccola parte del cosmo ricapitola l`universo intero



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