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Il mito è da sempre oggetto di analisi da parte di storici, filosofi, antropologi, sociologi, che ne hanno proposte le interpretazioni più disparate, riconfermandone però sempre l’importanza nell’ambito della vita associata. Anche gli psicoanalisti si sono rivolti a esso: per loro il mito, come il sogno, rivela la struttura stessa della psiche.
Secondo Jung, il mito sarebbe un sognare a occhi aperti, il sogno una continuazione del mito ed entrambi la manifestazione di motivi arcaici, che rivelano l’esistenza di elementi strutturali della psiche inconscia. Questi motivi o immagini, da lui chiamati archetipi, dimostrano che esiste un inconscio collettivo comune da sempre a tutti gli uomini. Nello scrivere questo saggio sul mito dell’eroe, Joseph Campbell si è rifatto alle concezioni psicoanalitiche, in particolare a quelle di Jung, ma ha tenuto conto anche delle altre interpretazioni, riconoscendo in esse quanto vi è di vero soprattutto in rapporto alla funzione che la figura dell’eroe ha svolto nel corso dei tempi.
Perciò L’eroe dai mille volti, prima ancora che un’acuta indagine sul significato di un archetipo psicologico, è un fantasmagorico viaggio attraverso le culture di tutto il mondo e di tutte le epoche. Centinaia di miti, favole e leggende, una folla di uomini, eroi, mostri, spettri, fate e geni, un pantheon di dèi clementi e terribili, maestosi e beffardi, costituiscono la materia di un libro che dalla sua prima pubblicazione, nel 1949, si è imposto come un grande classico.
Anche il più smaliziato lettore contemporaneo non potrà sottrarsi al richiamo del «gioco» abissale che Joseph Campbell ci propone per ritrovare il filo rosso che unisce le culture di ogni tempo e ricreare quella «coscienza collettiva» che la modernità ha sacrificato a vantaggio di una cultura frammentata e dominata dalla scienza e dall’economia.
La sua riflessione è stata indirizzata alla ricerca di connessioni tra lo studio della mitologia comparata e la psicologia analitica. Si è ispirato a Jung, che aveva riscontrato la presenza di figure archetipiche nell'inconscio collettivo. Questi archetipi condividono la struttura della maggior parte dei miti di tutte le culture del mondo.
Dietro il mito Campbell ha individuato quattro funzioni[2]:
Questa struttura può essere, ad esempio, quella del "mito dell'eroe", presente in varie culture (L'eroe dai mille volti, è il titolo di uno dei suoi contributi teorici più importanti).
La vita dell'Eroe, a grandi linee, passa quasi sempre da questi stadi:
La sua opera principale, in quattro volumi, Le maschere di Dio (The Masks of God, 1959-68) rappresenta una sintesi critica della mitologia mondiale, tramite un approfondimento dei "temi comuni" che attraversano le più diverse produzioni mitologiche. Si tratta di un'opera enciclopedica per la trattazione espositiva e l'ampiezza delle fonti, e al contempo particolarmente sofisticata nell'analisi teoretica. L'opera si struttura in quattro parti: Mitologia Primitiva; Mitologia Orientale; Mitologia Occidentale; Mitologia Creativa. La prima si riferisce alle culture primitive e ai più antichi miti della creazione; la seconda ai miti e alle leggende asiatiche; la terza a quelle della tradizione occidentale (greche, romane ecc.); la quarta alla produzione "mitopoietica" della cultura letteraria e artistica moderna e contemporanea.
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